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8 aprile 2012 7 08 /04 /aprile /2012 22:41

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L’universo femminile è oggi composto, per la maggior parte da donne che lavorano, perché i tempi sono cambiati e anche la crisi economica fa la sua parte, quindi non è più possibile , o comunque lo è molto meno, portare a casa un solo stipendio. Tutto ciò comunque non dispiace poi così tanto alle donne, perché, a parte quelle che sono costrette a svolgere lavori pesanti, la popolazione femminile ama lavorare e spesso trae parecchie soddisfazioni dalla sua attività professionale.

Se poi la donna è inserita come dipendente in un‘Azienda che attua programmi di welfare aziendale, il lavoro diventa ancora più piacevole perché  può beneficiare di tutta una serie di servizi che le permettono di conciliare vita lavorativa con vita privata.

Però c’è stato, e purtroppo permane ancora, un grosso scoglio: molte Aziende fanno ancora fatica a far crescere professionalmente una donna che aspetta un bambino. Per questo motivo molte ragazze si fanno ancora la domanda “io vorrei avere un figlio, ma se poi perdo il lavoro?”.

 E non è una domanda campata per aria, è giustificata. La donna che annuncia di aspettare un figlio viene guardata come se stesse commettendo un reato e questo probabilmente è dovuto a due fattori: l’ottusità del datore di lavoro che, specialmente se maschio, non capisce che la maternità non è una malattia, - triste, ma vero -  il fatto che ancora molte donne “ci marciano” e cioè appena restano incinte si mettono in malattia a spese dell’Azienda. Purtroppo è questo secondo comportamento che genera poi la diffidenza del datore di lavoro che si trova a sostenere dei costi a fronte di una protratta non produttività.

Ovviamente non è possibile, per legge, perdere il lavoro a causa della maternità, ma è pur sempre una sgradevole sensazione per la futura mamma toccare con mano l’insofferenza dei datori di lavoro di fronte alla sua nuova condizione.

Il fatto che esista invece, un nutrito numero di donne che pur incinte,  continuano a lavorare come se niente fosse, che aspettano talvolta fino all’ultimo giorno possibile prima di stare a casa, che magari continuano con il telelavoro la loro attività finchè non sono in grado di tornare fisicamente in azienda, conforta non poco.

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