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5 giugno 2012 2 05 /06 /giugno /2012 11:32

Per anni le donne sono state “etichettate”: prima di tutto la mamma, ma quella con la emme maiuscola! La mamma che tutto comprendeva e capiva, la mamma che stava a casa, che aiutava nei compiti, che preparava la merenda, che cuciva i vestitini per i bambini, che consolava quando si cadeva e ci si faceva male, che cucinava- come- nessuna- al –mondo, che stirava le camicie del figlio che viveva fuori casa, che si ricordava dei compleanni di tutti i parenti, che andava a trovare i suoi vecchi nonni e li aiutava o magari se li prendeva addirittura in casa. Questa era la mamma. Oggi la mamma è un po’ diversa. Spesso, per non dire sempre, lavora , viaggia, cerca disperatamente una colf e una baby sitter che la aiutino perché non ha il tempo per essere una mamma “vecchio stampo”.

Poi c’è la moglie. La moglie una volta stava a casa ad aspettare il marito, cucinava per lui, teneva in ordine la casa, stirava, lavava e…ascoltava il marito quando tornava a casa dal lavoro. La moglie era l’angelo del focolare, era la donna capace di essere invisibile, ma sempre presente e sempre pronta ad aiutare il marito, ad aspettarlo senza lamentarsi, ad educare i bambini in modo tale che non disturbassero mai il papà. Anche qui la situazione, oggi è un po’ diversa: le moglie di oggi spesso sono “seconde mogli”, lavorano in ruoli di responsabilità, spesso fanno tardi al lavoro, partecipano soprattutto alla vita professionale del coniuge. Lo accompagnano alle cene di lavoro , agli incontri importanti, sono in grado di sostenere conversazioni su temi di attualità e politica, insomma svolgono il ruolo di Partner a 360 gradi e non solo di moglie.

E ancora, c’è la manager. Un tempo le donne potevano ambire al massimo alla posizione di segretaria o di caporeparto. Non erano considerate per niente se non come  pure esecutrici, con cervello poco pensante. Oggi le donne ce l’hanno quasi fatta (retribuzioni a parte dove sono ancora purtroppo meno pagate degli uomini senza giustificato motivo) perché occupano anche posti nei consigli di amministrazione,. Sono a capo di aziende, svolgono lavori una volta considerati di esclusivo dominio maschile: pilotano aerei, guidano i camion, fanno i chirurghi, gli avvocati, gli architetti, i politici! E sono pure brave.

Quindi viva le donne, certo. Ma dov’è finita “la donna” ? Una volta la donna era coccolata, protetta, amata e rispettata. Oggi la donna è spesso oggetto di stalking , di violenza da parte dell’uomo, di mobbing da parte dell’Azienda. Oggi le donne sono considerate spesso “con gli attributi” e quindi in grado di cavarsela da sole senza aiuti. Beh, non è così vero, perché dentro ogni donna, anche la più potente e agguerrita si nasconde “la donna”, colei che è fragile, che sa piangere, che ha bisogno di amore e di comprensione, che ha paura e vuole essere rassicurata, che ha fame e vuole essere nutrita, che ha freddo e vuole essere scaldata. Peccato che questa donna sia costretta a nascondersi agli occhi del mondo perché perderebbe la credibilità così duramente conquistata negli anni. Si nasconde, è vero, ma esiste, non dimentichiamocelo.

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14 aprile 2012 6 14 /04 /aprile /2012 13:58

donna-mamma-e-imprenditrice.jpg

Una donna, una mamma,  un’imprenditrice. Ma non  una superwoman, tutt’altro.

I tre ruoli  stressano parecchio perché tutti e tre esigono  totale dedizione ed è vero che le donne sono multitasking, ma è anche vero che sono pur sempre esseri umani!!!

Andiamo con ordine: quando facciamo la donna, cerchiamo di essere in ordine – capelli lavati e lucidi, unghie corte ma curate, vestiti pratici, ma alla moda, niente tacco 12 (troppo impegnativo), ma scarpe comunque belle. Cerchiamo di essere carine con nostro marito (che spesso neppure se ne accorge, ma non fa niente), di preparargli la cotoletta che gli piace tanto, di sopportare il suo possesso indiscutibile del telecomando, l’allagamento costante del bagno dopo la sua doccia, i suoi vestiti sparsi per il salotto  come se fosse una consumata spogliarellista. Veniamo ripagate con un blando “ti sei tagliata i capelli” quando da una pettinatura che ci  portava ad avere i capelli sotto la vita siamo passate a un taglio da Marine, o da un borbottio che a un orecchio ormai esperto , significa “buono” davanti alla famosa cotoletta.  E’ poco?  Forse, ma di solito va bene così. Ci sono donne i cui mariti sono tutti salamelecchi e gentilezze e poi le tradiscono a tutto spiano, quindi meglio un marito un po’ assente che uno traditore...

Il matrimonio è fatto anche da compromessi, no? Quando facciamo la mamma invece è tutt’altra cosa: i  bambini sono delle piccole pesti deliziose se  non sono ancora in età adolescenziale (allora sì, ne vedrete e ne dovrete sopportare delle belle) e quindi vi riempiono ancora di baci, vogliono stare con voi, si divertono quando, per fargli mangiare le verdure, giocate al ristorante e voi prendete le ordinazioni, oppure se sono malati e  fate  finta di essere ammalate anche voi  e state tutti insieme nel lettone sotto le coperte finchè non si addormentano. E’ bello  ascoltare i loro racconti, vedere le loro faccine illuminarsi quando arriviamo dal lavoro e sanno che per almeno due ore saremo a loro completa disposizione, prepararli per la notte e mettere i pigiamini con i coniglietti o le paperette, seguire i compiti e dare il bacio della buona notte. Una faticaccia, certo, ma ne vale la pena se non vogliamo perderci gli anni più belli. Avrete tutto il tempo di arrabbiarvi quando diventeranno degli adolescenti brufolosi e scostanti.

E infine quando ci troviamo al lavoro, ecco che spunta la donna decisa, preparata, abbastanza inflessibile ma tutto sommato gentile con i collaboratori.  Se avete una società vostra  è più facile, per certi versi, ritagliarvi qualche ora per voi (andare magari a fare la spesa una volta ogni tanto, oppure dal parrucchiere), ma purtroppo non sempre i piani che facciamo  riusciamo poi a rispettarli. Perché magari avete pianificato di stare fuori ufficio dalle …alle… e all’ultimo momento , quando il piede è ormai sulla porta, ecco che arriva la telefonata di un cliente che vi tiene bloccate per un’ora al telefono e allora …addio tempo per voi. Per non parlare del fatto che , essendo una donna, dovete ancora (a dispetto di quello che si dice della parità) dimostrare ogni sacrosanta volta che incontrate un cliente uomo, che sapete il fatto vostro, che siete competenti, che nonostante il vostro sesso potete comportarvi da manager.

Detto tutto questo, è possibile essere una donna come tante,  riuscire a comportarsi nel modo più adatto a tutti i  ruoli e se come sicuramente potrebbe essere, state sbagliando qualcosa, sarà solo per omissione e non per colpa .

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8 aprile 2012 7 08 /04 /aprile /2012 22:41

donne-e-lavoro.JPG

L’universo femminile è oggi composto, per la maggior parte da donne che lavorano, perché i tempi sono cambiati e anche la crisi economica fa la sua parte, quindi non è più possibile , o comunque lo è molto meno, portare a casa un solo stipendio. Tutto ciò comunque non dispiace poi così tanto alle donne, perché, a parte quelle che sono costrette a svolgere lavori pesanti, la popolazione femminile ama lavorare e spesso trae parecchie soddisfazioni dalla sua attività professionale.

Se poi la donna è inserita come dipendente in un‘Azienda che attua programmi di welfare aziendale, il lavoro diventa ancora più piacevole perché  può beneficiare di tutta una serie di servizi che le permettono di conciliare vita lavorativa con vita privata.

Però c’è stato, e purtroppo permane ancora, un grosso scoglio: molte Aziende fanno ancora fatica a far crescere professionalmente una donna che aspetta un bambino. Per questo motivo molte ragazze si fanno ancora la domanda “io vorrei avere un figlio, ma se poi perdo il lavoro?”.

 E non è una domanda campata per aria, è giustificata. La donna che annuncia di aspettare un figlio viene guardata come se stesse commettendo un reato e questo probabilmente è dovuto a due fattori: l’ottusità del datore di lavoro che, specialmente se maschio, non capisce che la maternità non è una malattia, - triste, ma vero -  il fatto che ancora molte donne “ci marciano” e cioè appena restano incinte si mettono in malattia a spese dell’Azienda. Purtroppo è questo secondo comportamento che genera poi la diffidenza del datore di lavoro che si trova a sostenere dei costi a fronte di una protratta non produttività.

Ovviamente non è possibile, per legge, perdere il lavoro a causa della maternità, ma è pur sempre una sgradevole sensazione per la futura mamma toccare con mano l’insofferenza dei datori di lavoro di fronte alla sua nuova condizione.

Il fatto che esista invece, un nutrito numero di donne che pur incinte,  continuano a lavorare come se niente fosse, che aspettano talvolta fino all’ultimo giorno possibile prima di stare a casa, che magari continuano con il telelavoro la loro attività finchè non sono in grado di tornare fisicamente in azienda, conforta non poco.

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